Al terzo albo (su sei), si comincia lentamente a capire qualcosa di UT, l’insolito fumetto creato e disegnato da Corrado Roi e sceneggiato da Paola Barbato e del quale ho già parlato.
Ut è uno strano individuo: il cervello di un bambino rinchiuso nel corpo di un adulto. Il suo volto è nascosto da una maschera di cuoio con cerniere, non si sa se perchè sfigurato o perchè se ne vergogna. Non è in grado di formulare pensieri troppo complessi, ma ha bisogni elementari ed esegue docilmente gli ordini del suo tutore, l’entomologo Decio. È capace di violenze efferate, ma sempre per difendere chi è minacciato, ed è amorevole con il suo gatto Leopoldo e, pur con qualche asprezza, anche con la misteriosa bambina Yersinia, che non tocca cibo perchè il suo nutrimento sono le favole.
Una favola, raccontata da Ut a Yersinia, fa appunto da filo conduttore alla vicenda e forse la verità sta proprio in essa: parla di un uomo, di nome Atem, che viveva in una società in cui non dovevano esistere copie, nè di oggetti, nè di animali, nè di esseri umani. Solo originali. Eventuali copie andavano eliminate subito ed è quello che sembra rischiare Atem nella favola.
Un Originale c’è anche nella realtà in cui vive Ut: è un gigante senza memoria e senza coscienza di sè, di nome Iranon, uscito da un sepolcro in cui dormiva. Se lui è l’unico Originale, chi o cosa sono Ut, Decio, Yersinia e tutti gli altri bizzarri e inquietanti personaggi che popolano il paese sul lago (che si scopre essere Laveno, in provincia di Varese)? Forse cloni malriusciti? Si sa che vivono molto più a lungo degli esseri umani “nati da donna”, che alcuni sono cannibali mentre altri non hanno neanche necessità di nutrirsi (Ut stesso sostiene di mangiare una volta al mese) e che sono stati creati da ingegneri genetici, come Hog (con le sembianze del defunto Umberto Eco), che Iranon sta cercando, o come Labieno, che crea lapidi funerarie viventi dal volto di neonato o abominevoli installazioni composte da corpi umani vivi e collegati tra loro da tubi.
Nelle storie si accenna anche a misteriose “case viventi”, che non si capisce se sono edifici o persone e che alcuni vogliono riportare alla luce, mentre altri distruggere.
I dialoghi sono ermetici ed essenziali: i protagonisti dicono e non dicono, svelano e nascondono.
Ut parla in modo strano e affibbia soprannomi a suo piacimento: Yersinia è “la bambina che non esiste”, Iranon è il “fossile” o il “coso”, tutto lo irrita e gli inconvenienti lo indispongono, ma gli piacciono stelle, farfalle e il suo gattino. Lui vorrebbe solo essere lasciato tranquillo, ma capita sempre qualcosa che lo costringe a sorvegliare Iranon o ad ammazzare qualcuno.
È molto infastidito dalla puzza di ammoniaca che avvolge Iranon e che potrebbe essere un indizio sulla sua vera natura.
Nel n. 3 appena uscito in edicola, intitolato “Le Vie dei Pensieri”, si scopre che Iranon non è l’unico originale: c’è anche una donna di nome IV (o è il numero 4 in latino?), simile a lui e base per la creazione di altre donne cloni, alcune appena abbozzate.
C’è anche una setta di filosofi che condividono una sola mente e pensieri identici e che cercano di spiegare a Ut le loro teorie, beccandosi la seguente risposta, tradendo la “lombardità” di Roi e Barbato:
Insomma… vi ho confuso ancora di più le idee, vero?
Ci tocca attendere i prossimi tre albi, sperando che i misteri vengano tutti dipanati.