E dopo l’Apocalisse venne UT

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“La latitudine e la longitudine erano sempre le stesse. L’anemometro misurava 90, il termometro meno 2 e l’igrometro 0.
Praticamente, una pessima giornata, fredda, ventosa, quasi senza qualità.
E l’uomo? L’uomo, di qualità, non ne aveva proprio. L’uomo non esisteva più.
Qualcuno con due gambe, però, c’era ancora. Nuove specie, con due gambe, vincolate le une alle altre da equilibri primordiali. Nessuna dominante, tutte si equivalevano.
E in quel tempo dopo l’uomo, c’era ancora qualcuno che provava a contare le stelle.”

Chi è UT?
UT è un bambino nel corpo di un gigante. È un poeta ma è anche un assassino. UT ha la saggezza del folle.

UT è il nuovo personaggio a fumetti creato da Corrado Roi e da Paola Barbato e pubblicato come sempre da Sergio Bonelli Editore, in una miniserie in sei numeri, di cui il primo è appena uscito nelle edicole e nelle fumetterie.
La sua vicenda si svolge vicino ad un lago che sembra essere in Italia, dopo una non meglio precisata catastrofe, che ha precipitato gli esseri umani allo stato di bestie, che si cibano l’uno dell’altro: quattro disperati stanno appunto trasportando al sicuro un cadavere da conservare come cibo, ma hanno la sfortuna di disturbare uno strano individuo mascherato, che se ne sta tranquillo a contare le stelle. Questo individuo è UT e, infastidito dal fracasso, li massacra a colpi di roncola, per poi raccogliere un gattino randagio e portarlo con sè.

Basterebbe questa sua entrata in scena per far comprendere quanto UT sia diverso da qualsiasi altro personaggio bonelliano e quanto la sua vita cammini sul filo tra poesia e follia, tra bene e male, tra disturbo mentale e genialità.
UT non è completamente solo: il suo tutore è Decio, un entomologo piuttosto brusco e nevrotico, che gli affida alcuni incarichi, tra cui accompagnare e sorvegliare Iranon, gigantesco essere senza memoria, ultimo della sua specie, se possibile ancora più inquietante di UT.
È dall’apparizione di Iranon che prende l’avvio l’avventura vera e propria, perchè si capisce subito che sarà lui il perno intorno a cui si svolgerà la miniserie: ma Iranon è un salvatore o un distruttore? È strumento del Bene o del Male?
Intorno a UT, Decio e Iranon si muovono i personaggi più folli e poetici che possiate immaginare: c’è il crudele Caligari, capo delle Vie della Fame; c’è Yersinia, la bambina che si nutre di fiabe; ci sono Carola e Berenice, sorelle psicopatiche che sembrano uscite da un film di Dario Argento.

Ma soprattutto c’è UT.
UT, che, per raccontare a Decio di quello che ha fatto ai tre intrusi, gli porta le loro dita mozzate. UT che conta le stelle. UT che, per sua stessa dichiarazione, “si prende il tempo che l’umanità ha perso”. UT il cui volto è nascosto sotto una maschera di cuoio con una cerniera sulla bocca. UT che mangia una volta al mese. UT che uccide quasi per gioco ma scrive sullo specchio “Io rifletto, tu no”. UT che, per riprendersi il gatto, rubato dalla piccola Yersinia (che lui chiama “scema-che-corre”), non esita ad avventurarsi nelle pericolosissime “Vie della Fame”, abitate da creature non più umane in cerca solo di esseri viventi da mangiare.

Corrado Roi, creatore del soggetto oltre che disegnatore, e Paola Barbato, sceneggiatrice scelta personalmente da Roi, inventano un nuovo modo di raccontare, ispirandosi innanzitutto all’epica classica, poichè la vicenda inizia “in medias res”, ovvero ad apocalisse già avvenuta e senza (per ora) dare spiegazioni: il lettore si trova così catapultato in un mondo di cui non capisce le regole, ma le scopre mentre legge.
La prima tavola, con una veduta del lago dove si svolge la vicenda, sembra ispirata a “Pioggia, vapore e velocità”, celebre quadro impressionista di William Turner.
A pagina 24 c’è un’incredibile tavola, in cui il dialogo tra Decio e UT avviene fuori campo, attraverso i balloons, mentre le vignette mostrano solo le loro mani, che gesticolano durante l’animata discussione.
Alcune scene sono rese incredibilmente inquietanti dal chiaroscuro di cui Corrado Roi è Maestro indiscusso e dalle architetture claustrofobizzanti che incombono sui protagonisti durante le loro peregrinazioni.

I riferimenti letterari e cinematografici di UT vengono principalmente dal fumetto francese, soprattutto il delirante ed ermetico Moebius, oppure da film come Delicatessen o “L’audace piano di Basil”, strapieno di steampunk, o ancora da film inquietanti e originali come “I figli degli uomini”.

Se si può trovare un difetto a UT è l’essere nato originariamete come “romanzo a fumetti” Bonelli, come prova la scritta sopra il codice a barre in quarta di copertina; purtroppo questo romanzo è stato diviso in tre parti, più altre tre, il che spezza notevolmente l’azione proprio mentre UT racconta a Yersinia una fiaba.
Forse sarebbe stato meglio pubblicarlo come volume unico, più altri tre albi separati.
Anche così, però, è a mio parere il miglior fumetto del 2016.

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About Daniele Ramella

Vivo a Novara, ma la mia ispirazione nasce a Torino, città densa di fascino e di mistero. Nel 2004 pubblico il mio romanzo d'esordio, "Il mummificatore", per l'editore Ananke, romanzo giallo a fondo horror che l'anno successivo vince il Primo Premio nel settore Narrativa del Concorso Torino Arte Città Amica. Nel 2006 viene pubblicato il mio secondo romanzo, "Il mistero del bosco maledetto", sempre un giallo tendente all'horror, per l'editore L'Età dell'Acquario. Nello stesso anno un mio racconto di fantascienza, "Un messaggio ai Posteri", arriva secondo al concorso NeroPremio, organizzato dal sito specializzato LaTela Nera, e viene pubblicato nell'antologia "Sedotti dal Buio" (Ferrara Edizioni). Nel 2009 un mio racconto viene incluso nell'antologia Turin Tales (editore Lineadaria), ambientata nei caffè storici di Torino. Dal 2014 ho deciso di intraprendere la strada del self-publishing e di pubblicare solo in formato e-book.
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